Di effetto YOLO e soddisfazioni personali

Ultimamente ho letto tanti articoli sul fenomeno YOLO (you only live once) che si sta sempre più diffondendo tra i millennials e che con la pandemia ha preso sempre più piede, dato che abbiamo avuto più tempo per elaborare e pensare.

Tante persone si stanno licenziando pur non avendo alternative, tante stanno cambiando stile di vita. E fin qui tutto ok, decidere di cambiare se non stiamo bene in una situazione (professionale o personale) è sano, ma ci sono vari modi di affrontare una decisione del genere.
In questo articolo vorrei soffermarmi e riflettere su come gestire qualche falso mito e come creare consapevolezza riguardo a quello che ci potrebbe rendere felici.

Il messaggio YOLO esorta a “goderci la vita”, perché vivendo una volta sola non possiamo sprecare il nostro tempo a fare cose che non ci rendono felici. Purtroppo, quello che potrebbe renderci felici è spesso influenzato da diktat obsoleti e falsi miti e, la maggior parte delle volte, quello che abbiamo nel nostro immaginario non corrisponde a quello che poi si realizza o quello che davvero ci porta benessere.

La mia idea è che ci siano due linee di pensiero opposte che si stanno sviluppando e che inducono le persone a prendere le loro decisioni; decisioni spesso influenzate dai social media, che contribuiscono a diffondere stili di vita e cliché difficili da ottenere e poco reali.

Mi spiego meglio. Da una parte ci sono persone che mirano ad avere molto tempo libero, a ridurre al minimo responsabilità e stress lavorativi e che sognano di vivere in location esotiche; dall’altra c’è chi mira a diventare manager di successo e a vivere nel lusso, ma senza impegnarsi troppo per raggiungere l’obiettivo.

Ora… a meno che non abbiate amici a Bali che vi ospitano e non siate di famiglia benestante, capite bene che per raggiungere entrambi gli obiettivi è necessario, come minimo, un “investimento” iniziale.

Ovviamente non è sbagliato avere questi scopi nella vita, ma serve molto lavoro per arrivarci se si parte da condizioni lontane da quelle realtà… e la strada dello “zero sbatti” è utopica.

Inoltre si tratta di obiettivi che non tengono conto di un motore emotivo molto importante e che aiuta le persone a sentirsi felici: la soddisfazione, che si può definire come “appagamento di un’esigenza, di un’aspettativa, di un desiderio”. Perché?
La soddisfazione si ottiene:
• Costruendo qualcosa con le nostre forze
• Sacrificando -talora- cose che riteniamo meno importanti sulla scala delle priorità
• Coltivando motivazione, costanza e caparbietà nonostante le difficoltà e gli errori di percorso
• Cercando di essere acuti, intuitivi e creativi, e lavorando duramente affinché il nostro piano diventi realtà
• Essendo grati e fieri riguardo a ciò che abbiamo costruito e stiamo costruendo

Chiaramente se si saltano dei passaggi e si trovano delle scorciatoie vengono a mancare alcuni dei requisiti che abbiamo appena visto.

La soddisfazione è qualcosa di cui non si parla quasi mai nel quotidiano, perché è sicuramente faticosa. Il valore del costruire qualcosa piano piano, della pazienza di vedere i risultati prendere forma sotto i nostri occhi è vintage. Oggi vorremmo tutti una bacchetta magica o la fortuna che qualche agente esterno ci venga in aiuto.

E, come anticipavo, spesso i media contribuiscono a rendere la nostra visione un po’ più appannata, perché ci mostrano un mondo patinato apparentemente ottenuto senza particolari sforzi.
Non ci si sofferma mai sul trascorso di un personaggio famoso o un influencer, sul suo percorso formativo e di vita. Si guarda solo alla sua posizione privilegiata e si pensa “se ci è riuscito lui/lei perché non posso riuscire io?”.
Non dimentichiamo che i media sono -in fondo- dei canali di vendita: il loro obiettivo è quello di rilevare i nostri (bi)sogni, mostrarci ciò che vogliamo vedere, creare addirittura nuovi desideri ed aspettative. Non ci mostrano certo il percorso per arrivare lì, a fare quella “bella vita”: sarebbe faticoso e lungo, poco glitterato ed entertaining.
Ho deciso di scrivere questo articolo perché sono la prima a sentirmi vittima delle lusinghe di Instagram e a soffrire questo conflitto interiore, che però -se ci fermiamo a riflettere- è estremamente superficiale.

Come possiamo, dunque, costruire un obiettivo di vita che sia contemporaneamente YOLO, ma anche emotivamente positivo? Che ci conduca verso una posizione di benessere e di felicità diffusa, senza farci prendere decisioni affrettate, scarsamente saggie e poco fertili sul lungo termine?

Ti lascio un esercizio, fatto di domande, che a me aiuta sempre quando mi sembra di perdere la retta via:
Quando provi soddisfazione? Cosa senti? Descrivi la sensazione.
• Quando hai provato soddisfazione, nelle piccole cose, negli ultimi mesi?
• Ci sono delle persone che prendono parte a quella sensazione? E chi sono?
• Come potresti moltiplicare le occasioni che producono quella sensazione, ascoltando i tuoi livelli di stanchezza mentale e fisica e trovando il giusto equilibrio?

Farci guidare delle nostre sensazioni e non da quello che la società ritiene giusto per noi è il miglior metodo per un obiettivo YOLO personalizzato.

Spero che questa riflessione possa essere un piccolo passo verso una strada che porti ad una felicità consapevole e fatta su misura per te.

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