Fino a un po’ di tempo fa se rimanevo male per qualcosa oppure se dovevo dare un feedback riguardo al comportamento di qualcuno, non riuscivo a confrontarmi.
E non è perché io sia una persona buona o cattiva, ma perché sono molto empatica e riesco a percepire il dispiacere delle persone.
Affrontare discorsi difficili per me è diventato più una questione di coraggio che di bontà o per quanto mi riguarda è fondamentale imparare a gestire la mia reazione alla delusione o rabbia degli altri.
Poi ho scoperto una strategia comunicativa che mi ha aiutato ad affrontare queste situazioni spiacevoli e difficili.
Se io dico al mio interlocutore cosa penso sto creando un giudizio, perché c’è un implicito di giusto o sbagliato; se invece dico quello che provo è una visione personale quindi una verità per la persona, un punto di vista
che non è discutibile.
Nessuno mi può dire che non posso sentirmi ferita, entusiasta o triste.
Vediamo degli esempi:
1-
Cosa penso:
– L’altro giorno sei stato sgarbato e non mi è piaciuto quando hai
alzato il tono di voce.
Vs.
Cosa sento:
– L’altro giorno sono rimasta male per il tuo atteggiamento e il modo in
cui ti sei rivolto a me
2-
Cosa penso:
– Giulia non mi ascolti mai, non riusciamo ad andare d’accordo.
Vs.
Cosa sento:
– Giulia, quando ti parlo ultimamente non mi sento ascoltata e sento che
non siamo allineate.
Avete notato la differenza?
Chiaramente se abbiamo un’opinione la possiamo esprimere, ma riguardo le relazioni e le persone sarebbe meglio parlare con uno strumento più “umano” e meno logico, perché ricordiamoci che il mondo è fatto di prospettive, e
per convivere con gli altri anche a lavoro, sarebbe importante parlare un linguaggio che include delle visioni emotive. In questo modo non creiamo resistenza o un blocco nell’ascolto da parte dell’altro perché non stiamo
esprimendo un giudizio, ma apertura.
Vi lascio con una frase che porto sempre con me:
Ben oltre le idee di giusto e sbagliato c’è un campo. Ti aspetterò laggiù.
– Rumi
Dove nelle emozioni non esiste giusto o sbagliato, sono reazioni e campanelli di allarme che vanno ascoltati. Quindi la prossima volta che rimanete male per l’atteggiamento di qualcuno a lavoro provate a identificare l’emozione che vi ha creato e a raccontarlo alla persona, senza prenderla personalmente, forse la persona non sapeva che avrebbe
fatto scattare in voi quella reazione.
Vi aspetto nel campo!
Buon lavoro ☺